02 gennaio 2015

The Interview

Non riesco a togliermi dalla testa il ritornello di "Firework" di Katy Perry! Tutta colpa del film "The Interview".

Sì, "The Interview" la pellicola che denigra il leader della Corea del Nord, Kim Jong-Un.
Ovvio che si sia arrabbiato, e cosa aspettarsi da un dittatore se non minacce di morte e di far saltare in aria le sale in cui verrà proiettato il film?!
Ma pare che, prima di giungere a queste estreme conseguenze e dar via alla terza guerra mondiale, la Corea del Nord abbia cercato di risolvere la faccenda con un attacco hacker alla Sony, produttrice del film.
Il risultato?
Sono stati diffusi tutta una serie di pettegolezzi sulle star di Hollywood (una su tutte Angelina Jolie, definita in una e-mail privata tra i pezzi grossi della Sony "una mocciosa viziata senza talento") e, forse per paura che venisse a galla materiale più compromettente, "The Interview" è stato ritirato da molti cinema.

Poteva contare su un numero spropositato di sale e invece dovrà accontentarsi di circa 300. Per un film italiano avere 300 sale è il massimo, negli Stati Uniti è la disfatta.
Peccato per i produttori, perché lì dove il film è presente fa il tutto esaurito a ogni proiezione!
Non solo per i problemi e il clamore che ha suscitato, ma perché è molto divertente! Conquista facilmente il pubblico (soprattutto quello giovane/maschile) con battute volgarotte e un finale d'azione, splatter un po' alla Quentin Tarantino.

Certo che, se avessero inventato un dittatore qualunque, un po' come fece Sacha Baron Cohen ne "Il dittatore", potevamo tutti ridere allegramente del film e della sua ironia grottesca.
Invece, il nome del dittatore e del suo Paese sono veri!
Qui si fa satira. Si accusa e si critica con una mira ben precisa.

Addirittura il presidente Obama è dovuto intervenire per sedare gli animi, ma sembra che la situazione tra Corea del Nord e Stati Uniti resti ancora molto tesa.
La Corea del Nord non si confessa responsabile degli attacchi alla Sony, ma accusa gli Stati Uniti di aver bloccato le connessioni coreane, lasciando nel black out la Corea del Nord per 6/8 ore.
Gli Stati Uniti negano di essere gli artefici del black out e rimbalzano l'accusa alla stessa Corea del Nord che ha tentato di impedire alla sua gente di sapere del film e vederne alcune scene.

Perché tutto questo timore per "The Interview"?
Dicono che, per poter imperare senza che il popolo si ribelli, Kim Jong-Un tenti di spacciarsi per un Dio, un po' come i sovrani dell'antichità. Circolano delle assurde leggende su di lui a cui la sua gente crede ciecamente, deve credere per giustificare il suo dominio.
"The Interview" si scaglia contro questa aura di perfezione costruita attorno a Kim Jong-Un.
Per questo stesso motivo, degli attivisti della Corea del Sud sono entusiasti del film "The Interview" e sono disposti a sostenere la diffusione del film con la speranza che l'idolatria di Kim finisca.

Far cadere il leader dal piedistallo è l'obiettivo. Ucciderlo non basta, verrà rimpiazzato. Bisogna far cambiare mentalità alla gente e scatenare una rivoluzione dal basso.

Era questo che speravano di ottenere il cast e i produttori del film?
Non credo proprio! Ma vi rendente conto di cosa può scatenare un semplice film?!



Trama:

Dave Skylark (James Franco) ottiene record d'ascolti con il suo talk show "Skylark Tonight", dove si occupa di scandali, gossip, confessioni imbarazzanti o inaspettate delle star (Ad esempio, vediamo Eminem dichiarare di essere gay! Sarà vero? Bho?!).

Per Dave il successo è arrivato grazie al fiuto del suo amico e collaboratore più fidato, il giornalista Aaron Rapoport (Seth Rogen).
Aaron è contento dei bei guadagni, ma soffre per non aver mai portato nello show vere e serie notizie.

Arriva una telefonata inaspettata. Il leader della Corea del Nord, grande fan dello show, è disposto a concedere un'intervista a Dave.
Un'occasione d'oro... che la CIA decide subito di sfruttare! Chiede a Dave e Aaron di uccidere Kim Jong-Un.

I due amici, dopo un breve addestramento con la CIA, raggiungono la Corea del Nord.
Sono pronti a portare a termine la loro missione... be', proprio pronti no!



2 COMMENTI:

  1. Al momento c'è maggior cautela su chi abbia scatenato l'attacco alla Sony. L'ipotesi che sembra più probabile è quella di uno o più ex dipendenti molto arrabbiati con l'ex datore di lavoro. Questo spiegherebbe come mai abbiano colpito così duramente, sapevano già che macchine accedere e come fare. Il film in oggetto, se valesse questa interpretazione, sarebbe stato scelto per fare da cortina fumogena e sviare i sospetti sui veri colpevoli.

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    1. C'è molta incertezza su come si siano svolti i fatti. Qualcuno sostiene persino che tutte queste notizie che si sono rincorse per settimane siano state solo frutto di un accurato marketing... ma piuttosto autolesionista! (Vista la ridotta distribuzione).

      Comunque, i fatti successi ieri a Parigi, l'attentato alla redazione di una rivista satirica, la dice lunga sulla permalosità di certa gente, sull'intolleranza della libertà altrui, sull'odio covato per anni e capace di saltar fuori quando meno te lo aspetti per le motivazioni più assurde.

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