07 settembre 2016

Io prima di te

Una testa così! Non si parla d'altro! Il libro e il film, il film e il libro... "Io prima di te". Il tormentone di questo mese.

Vi dico subito che il libro non l'ho letto. Ne ho scoperto l'esistenza a poche settimane dall'uscita del film e allora ho deciso di attendere.
Se il film fosse riuscito a scatenare in me un amore folle per i personaggi e la loro storia, sarei corsa a comprare il libro e anche il seguito, "Io dopo di te".
Oddio, "corsa", chi corre più quando puoi comprare comodamente online?
In ogni caso... no, non è scattato questo "innamoramento". Sono a posto così, grazie.

Jojo Moyes non ha fatto altro che seguire il classico schema di tutte le scrittrici inglesi.
Da Bridget Jones, passando per Becky (I love shopping) e sì, possiamo aggiungere anche Anastasia Steele (50 Sfumature di grigio), non c'è protagonista femminile che non sia imbranata, ingenua, divertente, romantica, semplice, dolce, grintosa se serve, bella ma non troppo. Una macedonia di caratteristiche che rendono impossibile non trovare un lato in comune (e quindi simpatizzare!) con la protagonista.
Una che è "normale ma speciale" e per pura fortuna (in genere c'è sempre di mezzo un contatto di lavoro) conosce un uomo bellissimo e naturalmente miliardario. A volte, lui è gentile da subito, altre più irritante, ma c'è poco da fare, finisce sempre con l'innamorarsi perdutamente di lei. Un attimo prima usciva solo con top model, poi d'improvviso gli viene voglia di una donna normale (ma speciale! Sì, sottolineiamolo sempre!).

Questa è la struttura base di tutta la letteratura femminile inglese degli ultimi anni.
Donna di oggi, libera ed emancipata, rifiuti l'assurdo sogno del principe azzurro? Bene! Noi ti regaliamo il sogno del miliardario!
Ma siamo lì, è la stessa identica cosa. Anzi, è una trovata molto più ingannevole!
Con questa crisi, è più facile trovarlo principe che miliardario.

Però... c'è un però!

Il miliardario stavolta è sulla sedia a rotelle. Soffre terribilmente e non vuole più vivere.
Ha scelto di regalarsi una "dolce morte" in una clinica in Svizzera.

Ecco, che a sorpresa, in un testo romantico dal classico schema, la Moyes scombina le aspettative piazzando un tema pesantissimo: l'eutanasia.

Chi è più egoista? Chi vuole abbandonare la vita, senza pensare al dolore dei suoi cari, o chi ostinatamente, anche se vede star male il suo amato, vuole imporgli di vivere?

Le motivazioni di William non mi convincono molto.
Non fa che ripetere "Vorrei vivere, ma come il vecchio me".
Nell'andare avanti nella vita, ognuno di noi rinuncia a qualcosa.
Il mondo è pieno di 80enni che vorrebbero tornare ad avere almeno l'energie dei loro 50 anni. 50enni che vorrebbero essere 30enni, 30enni che rimpiangono i 20 anni, 20enni che vorrebbero tornare alla spensieratezza dell'infanzia.
Il "vecchio me" resta sempre indietro e non torna più. Vale per tutti.

A William l'amore e gli affetti non mancano, il denaro nemmeno... se invece di prendere in giro Stephen Hawking, ne avesse preso esempio e rivolto i suoi pensieri verso dei progetti...

Il suo tempo era già molto limitato, perché accorciarlo ancora di più?

Non so, ho molti dubbi.



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